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Anteprima presentazione Art Slavery di Sandro Dernini, Cagliari, 4 Marzo 2011

 

Il libro documenta, dal 1982 al 2008, in forma illustrata e compressa la storia di Plexus International e del suo viaggio a bordo di una metaforica nave di schiavi dell’arte.

 

La documentazione riporta 26 anni di ininterrotta attività artistica. Ha lo scopo di voler essere, non un auto-celebrativa retrospettiva, fine a se stessa, ma bensì di voler dare a Plexus International il giusto credito storico per avere lanciato nel 1988 dalla Casa degli Schiavi di Goreè, Senegal, un Manifesto per la  libertà dell'arte e la rinegoziazione di un nuovo contratto dell'arte in difesa di tutti gli artisti del mondo. Negli anni ‘80, Plexus International ha compiuto la sua principale mossa strategica artistica che è stata quella di spostare la sua attenzione dal mondo dell’Arte di New York alla Porta del Non Ritornodella Casa degli Schiavi di Gorée.

 

La valenza estetica che desidero mettere in risalto è quello di “prodotto storico artistico” che Plexus International ricopre oggi, con un “quarto di secolo” di attività nel contesto dell'arte contemporanea, caratterizzata dalla brevità storica dei suoi gruppi e movimenti artistici. 

 

Chiamata per il Manifesto degli Schiavi dell'Arte

 Sin dal suo inizio,  Plexus International è stato concepito come un progetto creativo  rivolto alla ricerca di alternative sostenibili atte a migliorare l’esperienza umana.

 

In quanto coinvolto in prima persona, ho scelto di presentare questo lavoro nella forma illustrata permettendo così anche alle immagini di parlare per se stesse.

Nella scelta della rilevanza delle foto da pubblicare, tra più di 10.000 raccolte nell’archivio Plexus, ho applicato ancora una volta l’approccio fenomenologico e metodologico di Alfred Schutz (1), che tiene conto dello “stock of knowledge at the hand” (traduzione letterale: bagaglio delle conoscenze in mano) dell'interprete, precedentemente utilizzato per il mio dottorato su Plexus, completato nel 1997 alla School of Education della New York University e pubblicato, nel 2007, dalla Casa Editrice Università La Sapienza (2).

(1) Alfred Schutz, Reflections on the Problem of Relevance. New Heaven: Yale University Press, 1970

(2) Sandro Dernini, “Plexus Black Box: a multicultural aesthetic inquiry into an international community based art project, Ph.D. Dissertation, New York: New York University,  1997;  Roma: Casa Editrice Università La Sapienza, 2007

 

Creando una propria dimensione al di fuori del mondo dell’arte occidentale, Plexus International con questa azione concettuale ha identificato la Porta del Non Ritorno come il luogo storico simbolico da dove ricominciare un rimpatrio dell’arte nella Comunità.

Situata di fronte a Dakar, l'isola di Gorée è il santuario della Diaspora africana e della Riconciliazione. Dal XV al XIX secolo infatti, Gorèe è stata il più grande centro di commercio degli schiavi sulla costa africana; ma è stata anche uno dei primi siti ad essere riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio culturale dell’umanità, oggi purtroppo sotto una crescente e drammatica erosione marina.

Contro ogni forma di schiavitù contemporanea o antica, la Porta del Non Ritorno  è diventata quindi per Plexus International il simbolo attraverso il quale iniziare una riflessione collettiva sull’erosione della memoria storica.

Dal 2004,  ha iniziato a misurare e monitorare l'avanzamento dell’erosione marina della Porta del Non Ritorno, come simbolo dell'erosione della memoria storica dell’Umanità.

Nel 2008, alla Casa degli Schiavi, in presenza del sindaco di Gorèè e del direttore generale del ministero senegalese dei beni culturali, Plexus International ha consegnato al Ministro della Cultura del Senegal l'Appello della Porta del Non Ritorno per la Salvaguardia del Patrimonio Naturale e Culturale dell'Umanità.

Nasce a New York nel 1982 e le  radici storiche di Plexus si riconducono alla lotta per la libertà di associazione e d'espressione condotta negli anni ‘70 a Roma dalla LIACA (Lega Italiana Associazioni Culturali Alternative) e a Cagliari da Spazio A.

 

La Memoria Storica degli Anni ' 70

Negli anni '80, a New York, Plexus ha messo in scena tre art-operas di grandi dimensioni: nel 1985, Goya's Time, New York 1985, con la partecipazione di 67 artisti,, il Purgatorio Show, con 350 artisti; nel 1986, Eve, fuga di Donna Purgatorio dall’Anno Domini, con 220 artisti. 

In Sardegna, nel 1987, a Gavoi, ha poi messo in scena la prima art-coopera Il Serpente di Pietra, con 160 artisti di 23 nazionalità. Complessivamente, oltre un migliaio di artisti e scienziati hanno partecipato agli eventi artistici di Plexus International, come riportato nella cronologia del libro, in appendice.

Dal 1985 a oggi, Plexus International ha realizzato e documentato numerosi eventi internazionali d'arte e scienza. Gli eventi plexoniani, rappresentati al di fuori delle cornici museali, gallerie o altri circuiti d’arte convenzionali, di solito hanno avuto luogo in spazi culturali e ambienti all’aperto, così come in luoghi simbolo o in occasioni di anniversari storici, quali i 500 anni dell'arrivo di Cristoforo Colombo nelle Americhe o il centenario della relatività di Albert Einstein.

Negli anni '80, a New York, Plexus ha messo in scena tre art-operas di grandi dimensioni: nel 1985, Goya's Time, 1985, con la partecipazione di 67 artisti,, il Purgatorio Show, con 350 artisti; nel 1986, Eve, fuga di Donna Purgatorio dall’Anno Domini, con 220 artisti. 

In Sardegna, nel 1987, a Gavoi, ha poi messo in scena la prima art-cooperaIl Serpente di Pietra”, con 160 artisti di 23 nazionalità. Complessivamente,oltre un migliaio di artisti e scienziati hanno partecipato agli eventi artistici di Plexus International, come riportato nella cronologia del libro, in appendice.

Questi eventi Plexus hanno avuto specifiche forme d’espressione correlate alle condizioni geo-politiche e storiche del luogo dove sono state realizzate. Plexus rifiutando il concetto di “arte per arte”, ha posizionata invece l'arte come componente, non autonoma, di una realtà interdipendente globale.

 

Libertà dell'arte

Nel 1986, a New York, al centro culturale CUANDO, nel Lower East Side,  in occasione della messa in scena della Plexus art-opera n.3 Eve,  220 artisti hanno messo intenzionalmente se stessi in vendita all’asta, usando come valuta dei dollari provocatoriamente rielaborati artisticamente. 

 

La valuta degli schiavi dell'arte

La partenza degli Schiavi dell'Arte

Gli artisti, per ribadire la non separabilità dell'artista dalla sua opera e dalla comunità, si sono simbolicamente incatenati insieme con le loro opere all'interno di una grande collettiva installazione che rappresentava una nave di schiavi in fuga dal mondo dell'arte di New York. 

Per non speculare sulla reale destinazione del viaggio verso la Casa degli Schiavi di Gorèe, Senegal, come stava avvenendo con tante altre campagne di solidarietà per l'Africa, mere iniziative autopromozionali, Plexus International comunicò invece che la nave degli schiavi, attraversando il mare della mitologia,  sarebbe arrivata nell'estate del 1987 in Sardegna.

Nel 1987, nel santuario megalitico di Sa Itria a Gavoi, nel centro della Sardegna, rispondendo per passa parola all'invito lanciato da New York un anno e mezzo prima, 160 artisti arrivarono a loro spese per partecipare alla Plexus art co-opera n.4, Il Serpente di Pietra, presentata come il primo mercato internazionale di schiavi dell'arte, prodotto e gestito dall’artista in prima persona.

 

1° Mercato Internazionale degli Schiavi dell'Arte

La presenza in Sardegna di tanti artisti e scienziati, da paesi diversi e liberi di avere un dialogo con le loro opere d’arte in un’atmosfera lavorativa collettiva, cooperando nello stesso spazio-tempo e sullo stesso soggetto/oggetto (il serpente), è stata la verifica per continuare il viaggio dell'artista in prima persona alla volta dell’Africa. Pertanto, in questo santuario nuragico,  come avevo preannunciato nel 1986 a New York alla partenza degli schiavi dell’arte, ho bruciato la mia immagine di direttore artistico di Plexus ritualmente con Assane Mbaye, rappresentante degli artisti della Medina di Dakar, per celebrare il viaggio dell'artista in prima persona libero da qualsiasi figura, inclusa la mia che stava diventando rappresentante  di un potenziale Plexus Star System e funzionale al mondo dell'arte e quindi controllabile dal mercato dell'arte.

Nel 1988, presso la Casa degli Schiavi, nell'isola di Gorèe, al termine di una sfilata teatrale con centinaia di partecipanti provenienti dalla Medina di Dakar, è stato presentato il Plexus Art Slavery Manifesto contro la riduzione in schiavitù dell’arte.

In una lettera aperta a tutti gli artisti del mondo ha proposto di discutere, all'interno della comunità stessa dell’arte, la ri-negoziazione di un nuovo contratto dell'arte e l'apertura di una Banca

Mondiale dell’Arte, finanziata dagli artisti in prima persona come azionisti della Banca, attraverso il deposito delle loro opere come capitale d'investimento.

 

L'Appello agli Artisti del Mondo per l'Art Slavery Manifesto

Da quel momento, la Porta del Non Ritorno della Casa degli Schiavi è divenuta la piattaforma estetica ed etica di Plexus International da dove contestare, rifiutando come falsa l'autonomia dell’arte, la nozione che l'identificazione artistica è conferita all’artista solo dal mondo dell’arte, rivendicando quindi anche per la comunità il diritto di conferire l'identificazione artistica ai suoi artisti.  I rapporti finanziari sulle vendite all'asta delle opere d'arte dimostrano lo stretto rapporto tra il mondo dell'arte e il mercato dove le opere d'arte sono comprate e vendute come qualsiasi altro prodotto ad elevata speculazione e profitto: titoli azionari, oro, diamanti e persone. Questa vendita o trasformazione economica di un’opera d’arte in valore finanziario necessità di definizioni artistiche e queste sono date dal mondo dell'arte. Teorie estetiche, quali  postmodernismo o a qualsiasi altro Ismo dell’arte, non sono state mai prese in considerazione.

Di conseguenza, in Plexus, c'è stato un caotico attraversamento dei confini della critica d'arte. Sarebbe inoltre difficile etichettare Plexus nelle categorie di arte esistenti, perché Plexus per la sua natura aperta ha sempre intenzionalmente resistito alle definizioni. E continua a resistere ancora oggi.

 

La Dematerializzazione dell'Arte, di Plexus e dei Soldi dell'Arte per Nutrire il Pianeta

 Nel 1989, comunque per superare un momento d'impasse e di stanchezza plexoniana, in occasione dell'art-opera 1992 Cristoforo Colombo: Viaggio nel Pianeta Arte, rappresentata al Metateatro di Roma, si è autocongelato all'interno di una Black Box, che è stata per alcuni anni l’elemento unificante e rituale di sopravvivenza di Plexus in una futura storia dell’arte.

 

1992 Cristofoto Colombo:Viaggio nel Pianeta Arte

La strategia di Plexus verso il mercato dell'arte

Il sistema del mercato dell'arte, con la sua attuale esasperata speculazione mercantile, sta rendendo molto difficile agli artisti di avere un dialogo indipendente con il pubblico. Questi condizionamenti o interferenze hanno creato la figura dell’artista in terza persona. La seconda persona è il mercato dell'arte che separa l'artista dal pubblico ma alla fine separa anche l'artista dalla sua stessa opera. L’artista in terza persona è un effetto del mercato dell’arte, basato sulla “vendibilità”,  infatti, è riconosciuto come artista soltanto chi vende. L’arte non può dipendere solo dalle regole del mercato. Il valore economico di un’opera d’arte non può e non deve essere l’unico modo per misurare il valore di un artista.

 

La struttura del mercato dell'arte

La mappa strategica di Art Logic per la Plexus art-copera n.4 Il Serpente di Pietra

Negli anni '80, Plexus International si è mosso verso il concetto di artista in prima persona, ossia senza “filtri” o “mediatori” tra l’artista e le sue opere. L'artista in prima persona definisce il discorso della sua creazione artistica edè contemporaneamente il produttore, il consumatore e il prodotto artistico finale della sua opera. In Plexus, l'artista in prima persona è sempre l'autore insostituibile nella creazione dell'opera dell'arte, non è un mero oggetto/prodotto come sta succedendo nell'attuale mercato dell'arte, un sistema sacrificale che annulla l’artista come soggetto/persona. L'interferenza del mercato nel processo artistico sta condizionando gli artisti a produrre secondo le esigenze di produzione del mercato ed esporre in pubblico le loro opere, qualche volta, ancor prima che esse siano finite. La pressione finanziaria ha creato un divario profondo nello sviluppo della ricerca artistica e culturale, d’altronde la stessa cosa sta accadendo oggi anche nella ricerca scientifica.

Le Plexus art-opere e art-coopere, realizzate negli anni ‘80 per gli anni ‘90 come eventi d’arte globale, sono state una compressione di spazio/tempo, mitologia, scienza e relatività dove come in un rito moderno, centinaia di partecipanti hanno lavorato insieme, sintonizzati in una metafora da celebrare e de-costruire collettivamente. Le art-opere e art-coopere sono state concepite, co-prodotte e gestite insieme,  anche se con molti conflitti e divergenze, dagli artisti in prima persona come forme compresse di una futura arte globale.

 

La documentazione come forma  d'arte compressionista

Gli eventi di Plexus International, costruiti uno sopra l’altro, sono stati concepiti come arrivi e partenze di un unico viaggio continuo ed autofinanziato. Ogni evento è accaduto nel proprio presente ma è stato costituito da concetti e attività del passato così proiettando le varie azioni nel viaggio futuro. E'  stato quindi un viaggio d’eventinon stop, laddove concetti, persone e opere sono stati compressi l'uno all'altro e, a volte, collegati tra loro anche da mere contingenze. All’interno di questo contesto d’arte compressa, il rito della documentazione è diventato una parte significativa di Plexus International, questo ha permesso di mantenere viva la community e unita la relazione fra le persone. Nelle art-opere ed art-coopere realizzate, infatti, i rituali sono stati molto importanti, hanno dato continuità e connesso le azioni l’una con l’altra. Le attività rituali della documentazione sono diventate una forma di partecipazione collettiva che a sua volta è divenuta una forma d’arte caratterizzante gli eventi plexoniani.

Nelle Plexus art-opere e art-coopere, la metafora è stata utilizzata come una frame multicategoriale, un’intersezione fra conoscenza ed inconscio, in ciò creando un terreno comune tra artisti e scienziati di differenti culture e portatori di valori diversi. La metafora è un sistema di comunicazione integrato ultra-rapido che funziona con nanosecondi la scala temporale dei nostri computer, miliardi di frazioni di secondo, così veloce che esiste ancor prima del nostro pensiero razionale.  Il linguaggio metaforico dell’arte è stato usato da Plexus per attraversare i confini dei campi specialistici  in cui la mitologia, utilizzata dal marketing come simbolo merce, viene liberata come simbolo di scambio ovvero commodity symbol.

 

Un Altro Mondo dell'Arte è Possibile

Il Rimpatrio dell'Arte nella Comunità

Negli anni '90, partendo dalla Sardegna, negli eventi di Plexus è emerso il concetto di well-being, ovvero di benessere nel suo più ampio significato, come legame tra arte, scienza e comunità. Superando il falso concetto d’arte autonoma, Plexus International ha collegato l'arte, concepita in una visione interdipendente globale, al concetto di well-being come paradigma rivolto a migliorare la qualità della vita.

 

Proposta Plexus per Riconciliazione  e Well Being nel XXI Secolo con il Colombo '92

Negli anni '90, negli eventi di Plexus è emerso il concetto di well-being, ovvero di benessere nel suo più ampio significato, come legame tra arte, scienza e comunità. Superando il falso concetto d’arte autonoma, Plexus International ha collegato l'arte, concepita in una visione interdipendente globale, al concetto di well-being come paradigma rivolto a migliorare la qualità della vita. Tutti gli eventi di Plexus International sono stati collegati tra loro e in ultima analisi, hanno perseguito una costante finalità: il legame dell’arte con il well-being, dove l'arte è un elemento dell'evoluzione umana.

Dagli anni '90, partendo da Cagliari, sulla rotta Arte & Well Being, Plexus si è trasferito a bordo dell’Arca del Well Being,  allestita  nel 1996 al Palazzo delle Esposizioni di Roma, in occasione del Vertice Mondiale dell'Alimentazione FAO, come un padiglione espositivo, collegato su internet, di navigazioni culturali globali.

Dal 2004, l'Arca del Well Being segue l’evento internazionale artistico itinerante Erosions and Renaissance Show che, partendo dall'erosione marina della Porta del Non Ritorno della Casa degli Schiavi si prefigge di richiamare l'attenzione sulle molteplici forme di erosione in crescita nel pianeta vivente: dall’erosione della memoria storica dell’umanità e della biodiversità all’erosione dei diritti umani e della pace nel mondo. Dal 2004 ad oggi,sono state raccoltequasi mille opere digitali da tutto il mondo.

 

Plexus Erosions and Renaissance Show

Nel 2006,  alla Casa degli Schiavi di Goree, 418 riproduzioni cartacee sono state unite e configurate in un lungo rotolo di metrarte o arte metrica, con funzione d’unità di misura artistica, che simbolicamente è servito a misurare l’erosione della Porta del Non Ritorno, nonché della memoria storica dell’Umanità.

Adesso,l'Arca del Well Being naviga con il Forum sulle Culture Alimentari Mediterranee, in collaborazione con il CIISCAM, Fondazione Dieta Mediterranea di Barcellona, il CIHEAM di Bari e la ONG Nutricion sins Fronteras, con lo scopo di preservare e valorizzare la dieta mediterranea

come esempio di dieta sostenibile per nutrire il pianeta.

Questo libro è un invito aperto a salire a bordo del viaggio intrapreso da Plexus International. E' rivolto non solo a coloro che vi hanno partecipato, e che quindi hanno di già il loro credito storico, ma anche e soprattutto, a tutti coloro che,  condividendo la rotta sinora tracciata, sono sensibili ad approcci creativi e alternative sostenibili per fermare l'erosione crescente e riaprire insieme la Porta del Ritorno.